A pochi chilometri da Macerata, a breve distanza dal paese di Pollenza, sorge l’antica Abbazia di Santa Rambona di Pollenza, un monastero che nel corso dell´Alto Medioevo esercitava la sua giurisdizione su una grande area che si estendeva dalle pendici dei Monti Sibillini alla foce del fiume Potenza. Tra gli edifici religiosi più suggestivi della provincia, la sua costruzione viene fatta risalire all’VIII secolo quando i monaci benedettini arrivarono nella zona ma il periodo di massima fioritura fu però nel IX secolo quando, secondo la tradizione, la regina longobarda Ageltrude avrebbe dato nuovo lustro alla struttura fondando una chiesa (nell’890-891) in una zona in cui i considerevoli ritrovamenti di reperti romani hanno indotto a ipotizzare la presenza di un antico tempio pagano dedicato alla dea Bona, culto particolarmente diffuso nell’Italia centrale, da cui deriverebbe il toponimo attuale. Purtroppo l’Abbazia di Santa Rambona di Pollenza, che nell’alto Medioevo possedeva beni, chiese e priorati, nel 1443 subì il saccheggio e l’incendio da parte di Ciarpellone, capitano di Francesco Sforza: il monastero andò completamente distrutto e la chiesa rimase abbandonata. Dal 1483 al 1821 fu sottoposta ad amministrazione commendataria e successivamente divenne proprietà privata, conservando però la funzione parrocchiale a partire dal 1819. Oggi dell’antico edificio rimangono solamente le tre absidi esterne, il presbiterio e la cripta, mentre le navate della chiesa e la facciata furono separate dal resto e trasformate in abitazioni private.

La struttura dell’Abbazia di Santa Rambona

Le parti più antiche che presentano ancora i caratteri stilistici della struttura originaria sono le tre absidi (di fattura romanica) e parte del fianco sinistro, completamente costruiti in pietra arenaria sulla quale risaltano frammenti marmorei di epoca romana recuperati nelle vicinanze. Intorno al Mille qui visse Sant’Amico, secondo abate di Rambona, le cui spoglie sono conservate nella cripta e proprio quest’ultima rappresenta una delle parti più interessanti e meglio conservate dell’Abbazia di Santa Rambona. Essa è divisa in tre navate sostenute da dodici colonne e da sei mezze colonne tutte in granito e marmo striato risalenti all´epoca classica romana, sormontate da capitelli romanici  scolpiti in pietra arenaria, l´uno diverso dall’altro. La simbologia cristiana presente nella decorazione a cesto e a palmette ripresa dai bestiari medievali è tipicamente romanica. Nell’abside centrale sono conservati due importanti affreschi attribuiti alla cerchia di Lorenzo Salimbeni (sec. XV) che rappresentano S. Amico che ammansisce il lupo e la Madonna in trono con il Bambino.

Dal quattrocento fino a metà settecento a Rambona esisteva una importante fiera, che essendo esente da dazi e tasse varie riscuoteva grande successo nel popoloso comune di Pollenza e a cui accorrevano mercanti da Lucca, Firenze, Pisa, Campobasso, Bologna, Roma, Napoli, Sulmona, Ancona, Pesaro e naturalmente da tutti i paesi limitrofi.

Essa è ancor oggi chiamata fiera di Rambona ma si svolge in agosto a Pollenza, in forma ridottissima. Il giorno di ferragosto, invece, nella chiesa di Rambona si festeggia l’assunzione di Maria Vergine e si celebra la festa del grano.

Santo Amico, vissuto intorno al mille fu un esemplare cittadino ed oggi le sue spoglie sono custodite nell’Abbazia; in  suo onore il 25 aprile si svolge una piccola processione con la partecipazione delle sue reliquie mentre ogni cinque anni la processione amplia il percorso nelle varie contrade della parrocchia, percorrendole con l’urna contenente il suo corpo.

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