Marche. Monti Sibillini.  Penso che l’avrete capito, ormai: le Marche sono un luogo magico ed incantato, attorno al quale gravitano numerose leggende e racconti fantastici.

Sui Monti Sibillini vi è la Grotta della Sibilla, detta anche la Grotta delle Fate.

Questa grotta deve il suo nome alla leggenda della Sibilla Appenninica, secondo la quale la grotta è l’accesso al mondo incantato della Regina Sibilla, regina di un mondo sotterraneo. Si può rimanere in questo mondo per otto giorni e risalire il nono, oppure restare per 13 giorni o ancora 330 giorni, ma scaduto questo termine, non si potrà più andar via e si dovrà vivere per sempre in questo regno.

La Sibilla è una profetessa. Si mostrava all’uomo da un’apertura situata nella parete orientale della cima del Monte Sibilla a quota 2.150 mt, chiamata appunto Grotta o antro della Sibilla. Questa figura ha origine nei culti primitivi delle antiche popolazioni italiche che si insediarono nel territorio umbro-piceno;  le predizioni oracolari avvenivano in  luoghi impervi quali le montagne, nelle grotte e nelle cavità della Madre Terra.

Secondo la tradizione la Sibilla è legata alla profezia di Enea e alla fondazione di Roma.

La Grotta della Sibilla, come dicevamo è chiamata anche la Grotta delle Fate. Nel corso dei secoli sono state fatte numerose esplorazioni per trovare i tesori nascosti della Sibilla. Tra le numerose storie della tradizione locale sulle fatine marchigiane, vi è quella secondo cui le fate che abitano questi luoghi, amano andare nei paesi e che durante le loro visite, insegnino alle donne a filare e agli uomini a ballare, tant’è che gli uomini si vantavano di saper ballare benissimo il saltarello marchigiano (un ballo tipico che assomiglia molto a quello irlandese) proprio perché insegnato loro direttamente dalle fate. Le fate amavano tantissimo ballare, ma dovevano far rientro nella Grotta della Sibilla, prima che fosse giorno, pena la furia della Regina.