“Tra due liti d’Italia surgon sassi,
e non molto distanti a la tua patria,
tanto che i troni assai suonan più bassi,
e fanno un gibbo che si chiama Catria,
di sotto al quale è consecrato un ermo,
che suole esser disposto a sola latria”
Così la descrive Dante nella sua Divina Commedia, posta in una conca avvolta da ampie faggete, ai piedi del Monte Catria, nel comune di Serra Sant’Abbondio, in provincia di Pesaro Urbino. Parliamo dello splendido Eremo di Fonte Avellana.
Le sue origini si collocano alla fine del X secolo, intorno al 980, quando alcuni eremiti scelsero di costruire le prime celle , poco più che capanne, di ciò che nel corso dei secoli diventerà l’attuale monastero.
Le originarie celle dell’ Eremo di Fonte Avellana, erette attorno ad una cappella principale, lasciarono il posto nel corso dell’ XI secolo, sotto la supervisione di San Pier Damiani, alla costruzione di alcuni edifici in pietra tra cui il chiostro, la chiesa con cripta, lo scriptorium , e la Biblioteca. Le celle, inoltre, furono ricondotte sotto un’unica regola in grado di conciliare la disciplina di una vita eremitica con i vantaggi della vita conventuale, ma anche culturale.
Alla fine del XV secolo, sotto la guida del futuro Papa Giulio II, il Cardinale Giuliano Della Rovere, il complesso fu ampliato e ristrutturato, andando ad aumentare il numero delle celle dei monaci, alzando il piano in cui si trovava il laboratorio per la preparazione delle pergamene e la rilegatura dei manoscritti e praticando finestre simmetriche lungo i muri di cortina.
L’Eremo di Fonte Avellana: i luoghi spirituali
Quando si varca la soglia dell’Eremo di Fonte Avellana, ciò che colpisce non è semplicemente la solennità delle pietre che lo costituiscono, ma il senso di forte spiritualità e religioso silenzio che catturano chi fa visita a questo sacro luogo. Un ampio piazzale accoglie il visitatore e da questo punto si può accedere alla chiesa dalla pianta a croce latina coperta da volte a botte a sesto acuto, la parte più antica del complesso architettonico, insieme al chiostro e allo scriptorium. Quest’ultimo è forse l’ambiente più significativo dell’ Eremo di Fonte Avellana; il luogo in cui i monaci amanuensi svolgevano il loro lavoro quotidiano trascrivendo su pergamena antichi testi classici greci e latini e realizzando preziosi codici miniati.
Troviamo poi la Biblioteca che, fra i luoghi spirituali dell’ Eremo di Fonte Avellana, risulta essere uno dei meglio conservati. Fatta allestire nel 1733 dall’Abate D. Giacinto Boni di Forlì, i suoi numerosi titoli, circa 25.000 stampati a partire dal 1470, subirono per ben due volte la soppressione venendo condotti altrove. Nel 1811 ad opera di Napoleone e nel 1866. Fu solo nel 1933 che essi trovarono nuovamente il proprio posto negli scaffali di noce dell’Eremo. Semplice e ricca di austerità e bellezza è anche il luogo della Cripta. Risalente al secolo X è considerata la parte più antica dell’ Eremo di Fonte Avellana, luogo di preghiera che ancora oggi, nella sua facciata orientale presenta finestre rivolte a est simbolo dell’ascesa verso la luce. Dal 2007, infine, è possibile accedere anche al Giardino Botanico.