Monti Sibillini. Montemonaco ovvero Castrum Montis Monaci
Scarse testimonianze archeologiche non ci consentono di ipotizzare le forme di popolamento in età arcaica negli alti bacini del fiume Tenna e Aso. La zona però era abitata in età romana in quanto l’ agro centuriato arrivava fino ai Monti Sibillini. Nel XII-XIII sec. anche nella zona dei Sibillini si sviluppò il fenomeno dell’ incastellamento cioè la crescita e la fortificazione dei nuclei abitativi. La posizione dominante su un’altura facile da difendere, la facilità di approvvigionamento idrico, la vicinanza di boschi e prati furono i principali fattori che determinarono la scelta dell’ ubicazione di Montemonaco. La tradizione vuole che il primitivo nucleo di Montemonaco sia sorto attorno ad un monastero di monaci benedettini posto sul punto più alto del colle attuale.
Negli Statuti Municipali si legge infatti “ Monacus illam fundavit “. Montemonaco comunque è annoverato fra le città che fecero parte sin dall’ inizio del Presidiato Farfense e viene nominato in un catasto dei possedimenti della celebre abbazia redatto alla fine del 900’. Verso la fine del X sec. quindi Montemonaco molto probabilmente esisteva e costituiva un aggregato di case dove sotto la guida spirituale e morale dei monaci vivevano suoi abitanti.
Nei secoli successivi il territorio di Montemonaco perse via via la sua importanza strategica che l’aveva qualificato, sin dal Medioevo, un particolare snodo viario al centro degli intensi traffici lungo la viabilità nord/sud del versante adriatico della penisola.
La storia di Montemonaco tuttavia, al di là dei poteri costituiti che nel tempo ne hanno segnato le vicende civili è stata influenzata, fin dall’epoca pagana, dalla presenza dell’icona della Sibilla Appenninica e della sua mitica Grotta. Una presenza dai molteplici riflessi e con la quale la piccola comunità, amministrata dal potere centrale della Chiesa, nel corso della sua storia ha vissuto momenti di non sempre facile convivenza.
Monti Sibillini. Montemonaco.Terra di alchimisti
Le terre sibilline, come confermano gli studi del Parco Nazionale, sono ancor oggi ricche di specie officinali. Unitamente alla disseminata presenza di fonti sorgive e acque minerali erano le due condizioni necessarie perché si potessero approntare i laboratori alchemici fra i quali, ad esempio, quello citato nella sentenza di assoluzione da scomunica.
La diffusione dell’alchimia, fra il XV e il XVI secolo, dovette essere tale che nel vicino Santuario della Madonna dell’Ambro il pittore Martino Bonfini da Patrignone, intorno al 1610, ispirandosi ad un libretto di disegni per la preparazione dei quadri ad iconografia sibillina di Nicola Filotesio, dipinse, unitamente ai Profeti e alle Sibille classiche, una rara “Sibilla Chimica” (o alchemica).
Monti Sibillini. Montemonaco. Monumenti e luoghi d’interesse
All’interno della cinta muraria, nella parte alta del paese, limitrofa alla porta San Biagio e addossata alle antiche mura, fu edificata nel XVI secolo la chiesa parrocchiale di San Benedetto. Contigua alla più antica San Biagio intra mœnia del XV secolo, che fu eretta ampliando un piccolo oratorio del XIII secolo, la chiesa di San Benedetto conserva all’interno di una lunetta, un affresco con una crocifissione attribuita alla scuola del Crivelli, un braccio d’argento, contenente la reliquia di San Benedetto da Norcia, opera del maestro orafo Cristoforo da Norcia e un crocifisso ligneo di arte marchigiana del XV secolo.
Scendendo lungo viale Italia s’incontra sulla destra la chiesa di san Giovanni Battista del XV secolo ad un’unica navata. Di pregevole conserva una Vergine del soccorso opera del pittore Vitruccio Vergari databile al 1520. Nell’abside, semicircolare, si trova una nicchia, incorniciata da due bastoni fioriti con finale a testa di serpente di ambito neoplatonico e che doveva accogliere probabilmente una statua in epoca quattrocentesca.
Proseguendo ancora lungo la via, si innalza il cinquecentesco palazzo dei Priori (oggi sede del comune). Il palazzo è il frutto di un rimaneggiamento della fine del XVI secolo della più antica struttura degli inizi del XV secolo di cui si conserva traccia nei quattrocenteschi ricommessi lapidei delle finestre con iscrizioni tronche, prive di sequenza.
Dell’antico castello in cima al paese non v’è più traccia se non nel toponimo di via di Castello. Al termine della via, nella parte più alta di Montemonaco, sorge un grande belvedere, oggi Parco Montiguarnieri, delimitato a settentrione da un tratto delle antiche mura, e da cui l’ampia vista panoramica domina verso est il degradare delle colline fino al Mare Adriatico e ad ovest la catena dei Monti Sibillini che, da Monte Sibilla a Monte Vettore, raccoglie il declinare dell’altopiano dove sorse il Borgo fortificato.